Molti Asana traggono ispirazione da elementi del mondo naturale, dal corpo, da oggetti e da divinità tra storia e miti.
Indubbiamente le posizioni che si ispirano a miti e leggende trasmettono un fascino particolare: conoscerle e praticarle ci consente infatti di entrare in contatto profondo con noi stessi permettendoci di viaggiare al tempo stesso nella saggezza e nella tradizione millenaria hindu che ancora oggi viene tramandata nonostante la distanza geografica e la differenza di cultura.
Virabhadrasana nelle sue varianti esprime al meglio questo concetto.
Composto dal sanscrito Vira (eroe) e Bhadra (benevolo ma anche ferro) si tratta di una figura collegata alla divinità Shiva.
La storia racconta di Sati, figlia di Daksa, innamorata di Shiva e desiderosa di sposarlo nonostante il parere contrario del padre.
Quest’ultimo, offeso dal comportamento di Shiva che durante un Yagna (cerimonia di Dei) resta seduto senza fare una riverenza in segno di saluto, decide di bandirlo da ogni festa.
Organizza una cerimonia affinché la figlia possa scegliere un futuro sposo ma Sati invoca Shiva che si materializza davanti a lei e presto realizzano il desiderio di unirsi in matrimonio. Shiva non viene mai invitato alle successive feste organizzate dal padre della Sposa e la disperazione di Sati si fece così furente da farle prendere fuoco e ridursi in cenere.
Shiva avverte lo spaventoso evento e in un gesto di rabbia furente si strappa una ciocca di capelli (chi dice un ricciolo, chi un rasta) lanciandola verso le ceneri dell’amata.
La ciocca di capelli si trasforma nel grande e possente Guerriero che viene poi celebrato dalla tradizione yogica attraverso uno degli Asana più importanti, nelle sue tre versioni:
Virabhadrasana I
il Guerriero nasce dalla ciocca di capelli di Shiva ed emerge dalla Terra verso il Cielo.
Entriamo nell’asana inspirando.
Entrambi i piedi ben radicati a terra, gamba davanti piegata allineando il ginocchio sopra la caviglia che mantiene la linea del secondo dito, gamba dietro ben distesa con il piede ruotato a 30°, bacino in linea (creste iliache e anche che guardano in avanti come su due binari), coscia davanti ruota esterna, coscia dietro ruota interna, corsetto addominale attivo, leggera estensione toracica, bacino in leggera retroversione, braccia distese verso l’alto con i palmi uniti, sguardo in avanti o rivolto alle mani unite.
Virabhadrasana II
il Guerriero impugna la spada indicando l’avversario con il dito medio della mano davanti.
Entriamo nell’asana inspirando.
Gamba anteriore flessa a 90° con ginocchio
allineato sopra la caviglia seguendo la linea del secondo dito. Gamba dietro tesa, il tallone del piede davanti ben ancorato a terra “taglia” a metà l’arco plantare del piede dietro ben riempito per il margine esterno e perpendicolare al piede davanti, cosce ruotate esterne e bacino neutro (come in Tadasana), attivare gli adduttori (i piedi tirano l’uno verso l’altro), distendere le braccia con i palmi rivolti in basso, sguardo al dito medio della mano davanti.
Virabhadrasana III
Il Guerriero che taglia la testa al padre di Sita.
Entriamo nell’asana inspirando.
Una gamba tesa con il piede ben ancorato a terra, l’altra gamba distesa dietro e sollevata da terra, bacino allineato con le creste iliache rivolte al pavimento, braccia distese oltre la testa (un’unica linea dal polso alla caviglia posteriore), addome attivo, bacino neutro, sguardo al pavimento con colonna cervicale allineata alla colonna dorsale.
I Guerrieri ci insegnano a entrare in profonda connessione con noi stessi, con il nostro “Guerriero interiore” andando ad analizzare concetti come il radicamento a terra, il senso di solidità, di forza e determinazione, la consapevolezza e l’ascolto.
Pratichiamo quindi questo Asana nelle sue “forme” per percorrere consapevoli la strada verso il nostro vero Sé, verso l’equilibrio e l’unione che è lo Yoga.
Approfondimento a cura di Daniela Mora