Il sesto senso nella danza e nello Yoga

Il sesto senso nella danza e nello Yoga

Una delle caratteristiche che contraddistingue un danzatore è la capacità di “sentire” il corpo ed averne una maggiore consapevolezza. 

Questa capacità prende il nome di propriocezione, o anche “cinestesia” metaforicamente chiamata anche come “sesto senso”, estendendo i classici cinque sensi per includere il corpo nella sua interezza.

Scientificamente si considera propriocezione l’insieme delle funzioni deputate al controllo della posizione e del movimento del corpo sulla base delle informazioni rilevate da recettori periferici, detti propriocettori. Tali informazioni sono elaborate all’interno di riflessi spinali deputati al mantenimento della corretta postura e a contrastare la forza di gravità.

Pertanto, sviluppare la propriocezione è importante al fine di controllare i movimenti del corpo nello spazio, oltre che a poter correggere gli schemi motori in caso di perturbazioni dall’esterno.

Nella quotidianità un danzatore si allena in sala davanti a uno specchio per perfezionare ed armonizzare i movimenti osservando sé stesso. 

Solitamente la vista risulta essere il canale sensoriale dominante, si parla infatti di dominanza visiva. Tuttavia, durante l’esibizione il danzatore si trova davanti ad un pubblico, su palchi con diverse inclinazioni, illuminazioni che possono interferire determinando confusione nei riferimenti visivi.

La propriocezione è altresì un aspetto di grande importanza nella vita quotidiana di ogni persona perché sta alla base del movimento umano non solo per un danzatore.

Per queste ragioni risulta importante proporre allenamenti specifici sulla propriocezione, poiché sarà un valido aiuto durante la performance nel caso di un danzatore, nonché nella qualità del movimento, equilibrio e postura per chiunque.

Per allenare la propriocezione si è soliti pensare che sia sempre indispensabile creare delle situazioni di instabilità avvalendosi di attrezzi specifici con superfici instabili (tavoletta propriocettiva, bosu ball, skimmy ball ecc). 

Tuttavia, non è sempre funzionale. L’equilibrio su una superficie instabile attiva un particolare riflesso detto “tilting reflex” che si differenzia dal “righting reflex” (riflesso che si attiva invece in condizioni di appoggio stabile).

Allenare il tilting reflex non migliora il righting reflex e viceversa.

Pertanto, quello che si può fare è contestualizzare l’esercizio partendo dall’osservazione dei bisogni del soggetto in questione. L’allenamento, infatti, si può intendere come la somministrazione di uno stress che deve essere funzionale ad un cambiamento. La difficoltà sta nel saper somministrare il corretto stimolo allenante in modo da ottenere un miglioramento. Per questo motivo, se si tratta di uno sportivo che nella sua pratica quotidiana ha a che fare con superfici instabili (per es. sci, beach volley) avrà senso introdurre l’allenamento su superfici instabili. 

Diversamente se il soggetto in questione pratica sport su superfici piane (per esempio calcio, basket) oppure si tratta di una persona che vuole semplicemente migliorare il proprio senso di equilibrio senza essere uno sportivo sarà più funzionale un allenamento su superfici stabili. 

Nel caso di un danzatore è utile prevedere anche un tipo di allenamento basato su superfici con diversa stabilità dal momento che durante la performance si troverà spesso a cercare equilibrio in condizioni di disequilibrio, si pensi per esempio nell’esecuzione di un’arabesque in cui la base di supporto è ridotta (la punta della scarpetta) e un’ampiezza articolare estrema. Fondamentale a questo scopo sono la progressione e gradualità degli esercizi nel rispetto della forma fisica del ballerino. Anche lo svolgimento degli esercizi ad occhi chiusi risulta molto utile, al fine di incrementare l’acuità propriocettiva.

Un esempio di progressione potrebbe essere questo:

  1. Esercizi di equilibrio su superfici stabili ad occhi aperti senza disturbi esterni.
  2. Esercizi di equilibrio su superfici stabili ad occhi chiusi senza disturbi esterni.
  3. Esercizi di equilibrio su superfici stabili ad occhi chiusi con disturbi esterni (es. insegnante che traziona con un elastico).
  4. Esercizi di equilibrio su superfici instabili ad occhi aperti senza disturbi esterni.
  5. Esercizi di equilibrio su superfici instabili ad occhi chiusi senza disturbi esterni.
  6. Esercizi di equilibrio su superfici instabili ad occhi chiusi con disturbi esterni.

Inoltre, l’integrazione di queste tecniche con la pratica dello Yoga è senza dubbio un valido aiuto per incrementare la percezione del proprio corpo nello spazio. La parola stessa Yoga indica “unione” di corpo e mente, in armonia con sé stessi e l’ambiente circostante.

È una pratica propriocettiva costante, con la quale possiamo sviluppare, anche ad occhi chiusi, un’immagine precisa di noi stessi e degli effetti che stiamo compiendo.

Approfondimento a cura di Giulia Spinoni